Vena del Gesso Romagnola: Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO
DICHIARAZIONE DEL SINDACO DI CASOLA VALSENIO – GIORGIO SAGRINI
I gessi e le grotte dell’Appennino emiliano-romagnolo sono diventati patrimonio mondiale dell’Umanità. E’ un importante risultato per il quale ci siamo impegnati insieme alle forze sociali del territorio.
Nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO è entrato, sono stati ammessi, il “Carsismo e le grotte nelle evaporati dell’Appennino settentrionale”: ne fanno parte sette aree nelle province di Ravenna, Reggio Emilia, Bologna e Rimini tra cui figura anche la Vena del Gesso Romagnola.
Un riconoscimento importante che premia e rende onore ad un patrimonio paesaggistico e ambientale unico nel suo genere che così potrà essere ulteriormente, e meritatamente, valorizzato in tutto il suo splendore.
Come avevo dichiarato in una recente intervista del TGR, contrariamente a quanto strumentalmente e irresponsabilmente sostenuto da componenti ambientaliste nemiche del lavoro, la presenza della Cava di Monte Tondo e dell’attività estrattiva non avrebbe pregiudicato l’esito positivo della candidatura a patrimonio UNESCO.
Esattamente come la presenza di cave e attività estrattive, non aveva impedito il riconoscimento a patrimonio UNESCO delle Alpi Apuane e delle Dolomiti… dove le cave sono ancora attive: oltre 140 nelle Alpi Apuane, dove vengono estratte annualmente 1.200.000 tonnellate di marmo; una di 114.000 mq nelle Dolomiti ai piedi della Marmolada dove è autorizzata l’estrazione annuale fino a 200 mila metri cubi di materiali: ghiaia, anche inerti
Essere entrati nel patrimonio UNESCO è una importante occasione di crescita e valorizzazione ambientale e socioeconomica del nostro territorio, e altrettanto importante, per la crescita e valorizzazione socioeconomica è la prosecuzione dell’attività estrattiva della Cava di Monte Tondo e dell’attività industriale dello Stabilimento Saint - Gobain per la produzione del cartongesso.
Patrimonio UNESCO e salvaguardia del lavoro,… salvaguardia ancora più importante e urgente dopo il disastroso dissesto idrogeologico del maggio scorso, non sono in contrasto, perché non esiste tutela e salvaguardia dell’ambiente se un territorio non è abitato e presidiato, se un territorio viene abbandonato.